Le Parole che Nascono A Napoli (E Che Usiamo Ancora Oggi)


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TRASCRIZIONE:

Ciao carissimi e bentornati per un nuovo contenuto in italiano insieme. Oggi vi porto in un viaggio speciale a Napoli, una città famosa per il sole, il Vesuvio e la pizza. Ma ovviamente non solo questo. Sapevate che alcune parole che usiamo ogni giorno in italiano hanno origine proprio a Napoli? In questo video scopriremo insieme alcune di queste parole e vedremo come sono arrivate fino a noi. Inoltre, avrai la possibilità di mettere in pratica ciò che imparerai oggi attraverso un quiz di 10 domande completamente gratuito che puoi trovare cliccando il link qui sotto o qui sopra in base a dove sei. Ma detto ciò, possiamo iniziare. Prima di passare alle parole, un po' di contesto. Napoli è una città con una storia culturale antichissima e straordinariamente ricca. Già nel Medioevo qui nascevano canzoni, poesie e opere teatrali che si diffondevano in tutta Italia. Col tempo, alcune parole nate a Napoli sono entrate nell'italiano di tutti i giorni. La città è stata anche un centro importantissimo, capitale del regno di Napoli. E grazie alle ondate migratorie molti termini napoletani hanno fatto il giro del mondo. Oggi scopriremo insieme 6 parole che da Napoli sono arrivate fino al nostro italiano moderno. E resta fino alla fine perché ti svelerò anche un'espressione bonus che ti sarà davvero utilissima.

1) Iniziamo dalla prima parola: PIZZA. Non possiamo non menzionare la parola pizza, l'eccellenza di Napoli e dell'Italia stessa. La parola compare già in un documento del 997 a Gaeta, in un territorio legato al regno di Napoli. Secondo alcuni studiosi deriva dal latino "pinza", cioè schiacciata, dal verbo “pinsere”, pestare, schiacciare. Altri, invece, la collegano a un termine longobardo o germanico che significa "boccone", "morso". In ogni caso è proprio a Napoli che la parola e la ricetta hanno trovato la loro forma più famosa: la pizza, come la conosciamo oggi. E una curiosità in più: la celebre pizza Margherita nacque nel 1889, quando il pizzaiolo Raffaele Esposito la preparò in onore della regina Margherita: pomodoro rosso, mozzarella bianca e basilico verde. Tre semplici ingredienti che richiamano i colori della bandiera italiana. Da allora la pizza non è più stata solo un piatto, ma un simbolo dell'Italia nel mondo.

2) SFIZIO. Sfizio. Un'altra parola che usiamo molto spesso è sfizio. L'etimologia è ignota, ma si pensa che abbia origine dal napoletano. Infatti un tempo il napoletano era "sfrizio" e significava un piccolo capriccio, una voglia improvvisa che ci stuzzica. Con il tempo è entrata nell'italiano e oggi diciamo spesso "toglierci uno sfizio", cioè concederci un piacere personale, qualcosa che non è necessario ma che ci fa stare bene. Un esempio che potrei farvi è che sta sera ordinerò del sushi perché ho molta voglia di sushi. Mi voglio togliere questo sfizio. Non è obbligatorio per la mia sopravvivenza, ma è qualcosa di piacevole che mi do come premio. No? Un altro esempio per me potrebbe essere: mi tolgo lo sfizio di mangiare un dolce.

3) Ma detto ciò, passiamo alla terza parola: FESSO. Fesso. Fesso. Viene dal latino "fissus", cioè spaccato. In napoletano si usava per indicare qualcuno di ingenuo, non molto furbo. Col tempo è entrata nell'italiano colloquiale e oggi la usiamo quotidianamente. "Non fare il fesso!" Oppure: "Ci sei cascato, sei proprio un fesso!"

4) SCUGNIZZO. Scugnizzo. Un'altra bellissima parola che si è diffusa nell'italiano parlato è scugnizzo. Viene dal verbo napoletano "scugnere", che significa "scorticarsi". In origine descriveva i ragazzi poveri dei vicoli di Napoli, sempre scalzi, pieni di energia, che correvano per strada fino a sbucciarsi, scorticarsi le ginocchia. Da qui appunto il termine. Con il tempo lo scrittore Eduardo Filippo e altri autori napoletani hanno reso "scugnizzo" un simbolo di Napoli, un ragazzo povero ma libero che rappresenta la vitalità e la resilienza della città. Nel cinema e nel teatro del dopoguerra, il termine si diffuse moltissimo, tanto che appunto oggi viene usato in tutta Italia, anche se con una connotazione affettuosa e anche se non tutti conoscono questo termine. Un esempio è il mio caso, io sono di Brescia e questo termine per me è nuovo. L'ho scoperto nel fare questo video per voi.

5) Passiamo quindi alla prossima parola che è CAFONE. Cafone. Questa è usatissima. In origine questa parola indicava i contadini dell'Italia meridionale e non aveva un significato negativo. Con il tempo però, soprattutto tra l'Ottocento e il Novecento, la parola ha assunto un tono dispregiativo. Da semplice "uomo di campagna" In Italia è diventato sinonimo di persona rozza e maleducata. Oggi in Italia lo usiamo spesso per criticare i comportamenti scortesi, per esempio: "In autobus ha spinto tutti senza dire scusa. Che cafone!"

6) Ma passiamo alla prossima che è "LAZZARONE". Lazzarone. In origine nel Seicento indicava i popolani che vivevano nei quartieri poveri della città, spesso senza lavoro fisso, che si dedicavano a piccoli lavoretti. Il nome derivava da Lazzaro, cioè il povero del Vangelo, e infatti la parola era usata per descrivere chi viveva di carità o di arrangiarsi. Con il tempo, il termine è diventato un modo per definire una persona pigra, scansafatiche, che non ha voglia di lavorare. Per esempio: "Non fare il lazzarone, alzati dal divano e vieni ad aiutarmi!"

BONUS - E vediamo adesso il piccolo bonus come promesso, perché Napoli non ci ha regalato solo parole singole. La città ha anche lasciato alcune espressioni davvero uniche che raccontano storie e situazioni tipiche della vita napoletana. Una delle più famose è "FARE LA SCENEGGIATA". Fare la sceneggiata o fare una sceneggiata è un'espressione che deriva dal teatro napoletano, dove la sceneggiata era uno spettacolo pieno di colpi di scena, drammi e sentimenti forti. Oggi la usiamo per dire che qualcuno esagera o fa una scena troppo drammatica nella vita quotidiana. Per esempio, se un tuo amico si arrabbia per una piccola cosa, puoi dirgli: "Non fare una sceneggiata, non è successo niente di grave!" Questa espressione racconta molto della teatralità tipica della cultura napoletana e ancora oggi resta viva nelle conversazioni italiane.

Come avete visto oggi, Napoli ha regalato al mondo non solo la pizza e la musica, ma anche parole ed espressioni che usiamo ancora oggi in italiano. La lingua italiana è un mosaico fatto di tante tessere regionali. Il contributo del napoletano è enorme. E voi quali di queste parole avevate già sentito o avevate già usato? O quale di queste è la vostra preferita? Fatemelo sapere nei commenti. Io vi ringrazio per essere stati qui con me oggi e vi ricordo che potete fare un quiz per testare la vostra comprensione della lingua italiana che trovate in descrizione gratuitamente. Grazie ancora e a presto.